Terrario bioattivo




Un terrario bioattivo è sostanzialmente un ambiente all'interno del quale viene ricreato un vero e proprio micro-ecosistema che ospita piante, animali e batteri.
Si crea quindi all'interno del terrario un perfetto equilibrio fra i diversi livelli della rete trofica (o rete alimentare) in cui ogni livello ha la sua importanza, dal produttore primario (vegetali) ai consumatori (animali) fino ai detrivori (microrganismi che consumano e abbattono ogni genere di scarto, sia vegetale che animale).
In parole più semplici, un habitat del tipo "chi mangia chi" all'interno di un ecosistema.
Una delle più importanti peculiarità di un terrario di questo tipo, è quella che i prodotti di scarto, (come ad esempio le feci degli animali e/o pericolose muffe), vengono scomposti ed assorbiti dai microrganismi detritivori.
Questo eliminerà o renderà al minimo, la necessità di dover “pulire” costantemente il terrario.
Insomma parliamo di un terrario che si autogestisce in ogni senso e non ha quindi bisogno, se ben costruito, di nessun tipo di manutenzione.
Come per la realizzazione di altre tipologie di terrario, anche per il terrario bioattivo, non esistono regole precise di realizzazione.
Ogni coltivatore sceglierà la forma e le dimensioni del terrario, le piante e gli animali che verranno ospitati e per finire a quale microrganismo detriviro affidare la “pulizia “ del terrario.
In questa sezione vedremo quindi come ho realizzato il mio terrario bioattivo, un mio personale progetto dal quale sarà però possibile prendere spunto.
Prima di passare alla realizzazione del terrario, voglio spendere due righe per elencare gli elementi che faranno parte dei diversi livelli della rete trofica.

1° livello (Produttori – vegetali)
Ovviamente per chi mi conosce, potrà sicuramente immaginare che in questo terrario inserirò di sicuro Nepenthes ed eventualmente qualche altra specie carnivora tropicale.
Per rendere ancor più reale il tutto, affiancherò alle piante carnivore esemplari di Pothos, Tradescanzia pallida, Tradescanzia Nanuk e Tradescanzia cerinthoides.

Pothos
Tradescanzia pallida
Tradescanzia Nanuk
Tradescanzia cerinthoides

Altre piante potranno essere aggiunte successivamente se ovviamente lo spazio lo permetterà.

2° livello (Consumatori – animali)
Nel terrario verranno inseriti alcuni esemplari di Lepidodactylus lugubris, gechi di piccole dimensioni (da adulto, raggiunge circa 10 cm di lunghezza) endemici dell’Asia e dell’Oceania.

Lepidodactylus lugubris


Nonostante i Lepidodactylus lugubris si nutrano anche di frutta, gli insetti vivi rappresentano un alimento insostituibile nella loro dieta.
Le Drosophila (moscerini della frutta), grazie alla relativa facilità di mantenimento, di riproduzione ed all'alta prolificità, trova largo uso in terraristica come cibo vivo.
Le loro ridotte dimensioni, unite al notevole contenuto proteico, le rendono infatti ideali nell'alimentazione di animali appena nati o di piccole dimensioni come ad esempio i Lepidodactylus lugubris.
Le specie più comuni che vengono usate come cibo vivo sono la Drosophila melanogaster, molto piccola (2,5 - 3 mm) e dal corpo chiaro e la Drosophila hydei, più grande (4 - 4,5 mm) e dal corpo scuro.
I genetisti ci vengono in aiuto per poterle allevare senza avere la paura che volando, possano crearci problemi nella loro gestione.
Hanno infatti selezionato varietà di questi moscerini che sono incapaci di volare, ed è solo di quelle che ci dovremo servire.
Acquistare colonie di Drosophila ha ovviamente un costo, quindi perchè non allevarle per avere sempre cibo vivo a disposizione?

Cosa serve:
- Una colonia start con esemplari adulti.
- Bicchiere di plastica trasparente alti.
- Preparato per Drosophile (pabulum) esempio "Drosofix The Pet Factory 500g"
Esistono svariate ricette per preparare in maniera casalinga il pabulum ma con molte controindicazioni.
Purtroppo i pabulum fai da te necessita di alcuni ingredienti tra cui la nipagina (preservante biocida-fungicida) di difficile reperibilità.
Se la preparazione non viene fatta a regola d'arte e senza l'utilizzo della nipagina il preparativo, oltre a produrre odori poco gradevoli, è spesso soggetta a muffe e batteri che lo fanno degenerare in poco tempo.
Meglio utilizzare dei preparati già pronti a cui va aggiunta solamente semplice acqua.
Questi preparati innovativi sono ottimi per creare colonie di Drosophila di alta qualità, ricchi di nutrienti, grazie alla loro composizione garantiscono una lunga durata alla colonia che risulterà priva di muffe e di acari.
- Paglia di legno naturale (rafia)
- Calza di nylon tipo gambaletti
- Elastici.
- Acqua tiepida

Preparazione del pabulum:

Prelevare la parte desiderata del preparato e diluire con acqua tiepida fino a quando non avrà raggiunto una consistenza cremosa (60 g di polvere, 35 g circa di acqua).
Lasciare riposare per 24 ore.

Preparazione ambiente
Inserire il preparato in un bicchiere di plastica (3-4cm).
Aggiungere paglia di legno naturale.
Ricordarsi di etichettare il bicchiere con la specie e la data di inizio coltura
Introdurre le Drosophile e chiudere con la calza di nylon ed elastico.

Contenitore con colonia di Drosophile

Nei giorni successivi, variabili in base alle temperature e alla specie di Drosophila inizierà e verrà portato a termine il loro ciclo di vita.
Ecco una panoramica del ciclo di vita di queste mosche:
Uova:
Il ciclo di vita inizia con la deposizione delle uova.
La femmina adulta depone le uova sulla fonte di cibo, le uova delle Drosophile melonogaster sono piccole e ovali e di solito di colore bianco, mentre quelle delle Drosophila hydei sono generalmente più grandi e possono essere di colore bianco o giallo.
Stadio larvale:
Dopo circa 24 ore, le uova si schiudono e emergono le larve. Le larve sono vermiformi, di colore bianco e si nutrono del materiale organico circostante.
Questa è la fase in cui le larve crescono rapidamente attraverso una serie di mute, o cambi di pelle, mentre si nutrono e si sviluppano.
Pupa:
Dopo aver completato il loro sviluppo larvale, le larve si trasformano in pupa.
Durante questa fase, la larva si ritira in un involucro protettivo chiamato pupario, che è generalmente di colore marrone. All'interno del pupario, la larva subisce una metamorfosi completa, trasformandosi in una mosca adulta.
Mosca adulta:
Dopo un periodo di sviluppo variabile (a seconda delle condizioni ambientali come la temperatura), la pupa si schiude e emerge la mosca adulta. La Drosophila melanogaster adulta è di piccole dimensioni, con ali trasparenti e corpo di colore marrone.
Le mosche adulte di Drosophila hydei invece, sono di dimensioni maggiori rispetto a quelle di Drosophila melanogaster ed hanno ali trasparenti e un corpo marrone chiaro.

Contenitore con Colonia di Drosophila hydei avviata

Uno dei momenti più difficili per chi non è abituato a gestire le Drosophile è il momento in cui si devono prelevarle dai bicchieri per trasferirle in nuovi bicchieri, o nei terrari per somministrarle ai predatori.
Un semplice trucchetto consiste nel porre il bicchiere con la colonia nel freezer per circa 30-40 secondi, l'intera colonia risulterà molto più tranquilla e praticamente in attiva e quindi più facilmente gestibile.

3° livello (Detrivori – microganismi)
La “pulizia” dell'intero ecosistema, sarà affidata ad una colonia di Collemboli rossi (Bilobella braunerae).
Questi sono una vera rarità nel settore!
Sono molto ricercati per le loro dimensioni maggiori confronto ai collembola classici, non sono in grado di saltare e sono molto attivi durante il giorno.
Amano ambienti umidi e si cibano di frutta, verdura, muffe, acari ed escrementi animali.
Sono perfetti quindi per mantenere il terrario pulito da infestazioni di funghi o muffe, così come per eliminare i rifiuti prodotti dagli animali che popolano il terrario, nel nostro caso i Lepidodactylus lugubris... insomma dei veri spazzini!.

Collemboli rossi (Bilobella braunerae)

Questa specie di Collemboli sono comunque di dimensioni minuscole e quindi potrà capitare che diventino cibo per i Lepidodactylus lugubris.
E' utile quindi disporre di un piccolo allevamento di Collemboli in modo da poter integrare eventuali perdite in ogni momento.
Qui di seguito alcune informazioni per allevare correttamente i Collemboli.

Approntamento ambiente di allevamento:
Utilizzare contenitore in plastica con coperchio, la cui dimensione varierà in base alle dimensioni della colonia che dovrà esservi ospitata.
Il contenitore dovrà avere una buona ventilazione.
Il substrato da inserire sul fondo della vaschetta, deve essere composto da un mix di torba di sfagno, foglie secche (le preferite sono le foglie di magnolia essiccate), legno in decomposizione e fibra di cocco.
Il substrato dovrà avere uno spessore di almeno 3-4 cm per permettere agli isopodi di interrarsi.
Possiamo poi aggiungere sopra al substrato, e qualche pezzo di corteccia come riparo.
In un angolo del contenitore si andrà a creare una zona molto umida con del muschio e andrà mantenuta sempre bagnata mentre il resto del contenitore andrà lasciato leggermente umido.

Vaschetta allestita per allevamento Collemboli

Non è necessaria alcun tipo di illuminazione particolare.
Come temperatura di allevamento si consigliamo un range dai 20°C ai 25°C.

Alimentazione dei Collemboli:
Ogni 3-4 giorni dovranno essere somministrate scaglie di verdura come ad esempio carota, zucchina, cetriolo ecc.
Aggiungere del cibo proteico, io uso il Collembolafix 2
Inoltre, cosa IMPORTANTISSIMA, aggiungere del calcio in polvere, questo è di vitale importanza per tutti gli isopodi, permetto loro infatti di sviluppare i loro esoscheletri.
Posizionare la polvere di calcio in uno o più punti della vaschetta integrandolo ogni volta che viene completamente consumato.

Passiamo ora all'allestimento del terrario seguendo le varie fasi:

Scelta del acquario/terrario
L'acquario che trasformeremo in terrario, ha le seguenti misure: lunghezza 60cm., profondità 30cm. e altezza 30cm..
Diciamo che per ospitare colonie di Lepidodactylus lugubris, sarebbe preferibile un'altezza minima di 40cm. questo perchè i Lepidodactylus lugubris sono gechi arboricoli, cioè amano arrampicarsi sugli almeri, ma cercheremo di sopperire alla scarsa altezza con un maggior numero di rami che posizioneremo all'interno del terrario.
Altra considerazione da non sottovalutare, è quella che un vero terrario che ospita rettili, possiede una presa d'aria nella parte bassa ed una nella parte alta.
Questo permettere una corretta circolazione dell'aria ed evitare problemi di salute ai rettili ospitati all'interno del terrario.
Un acquario ovviamente non ha prese d'aria e quindi, concettualmente non può in questo caso essere trasformato in un terrario, a meno che non si prendano le giuste precauzioni, ma questo lo vedremo più avanti, quando parleremo dell'aerazione del terrario.
Nella foto che segue l'acquario che verrà trasformato in terrario.



Sfondo 3D
Esistono varie tecniche per realizzare uno sfondo 3D.
Possiamo ritagliare parti di un foglio di polistirolo con le misure delle pareti, e ricoprirle con della schiuma poliuretanica in modo da simulare rocce ed intagli.
Verranno poi colorarli con colori acrilici cercando di creare sfumature le più somiglianti possibili a quelle che si trovano in natura.
Esistono anche pannelli 3D che simulano pareti rocciose.
A volte però hanno colori non proprio naturali, ma con una leggera passata di colori acrilici è possibile rendere lo sfondo sicuramente più naturale.
Per realizzare questo terrario, a differenza di molti altri fatti in passato, utilizzeremo proprio questi pannelli 3D già pronti, ritoccandoli con della vernice acrilica color grigio antrace.
Nella foto che segue possiamo vedere a sinistra il pannello 3D originale e a destra quello trattato con la vernice spray.



Ritaglieremo i vari pannelli rispettando le misure del terrario, ed andremo ad incollarli alle pareti con del nastro biadesivo.



Per rendere più realistiche le rocce dello sfondo, andremo poi con della colla a calda ad incollare sulle pareti alcune piante finte.
In commercio è possibile trovare piante di plastiche che sono molto realistiche e che si confonderanno poi con quelle vere che andremo a coltivare nel terrario assieme alle Nepenthes.



Il drenaggio
Il substrato che andremo ad utilizzare (come vedremo più avanti), sarà un misto di torba acida di sfagno e fibra di cocco.
I Lepidodactylus lugubris amano luoghi carichi di umidità, per cui, nel mantenere alta l'umidità, si incorre nel rischio che il substrato si inzuppi eccessivamente di acqua.
Il problema si risolve con un corretto drenaggio dell'acqua, una condizione che mantiene il substrato umido ma non zuppo.
Vi sono molti modi per drenare l'acqua, normalmente si procede facendo uno primo strato di ghiaia sopra alla quale si pone un tessuto non tessuto per separare il substrato dallo strato drenante.
Questo però porta ad aumentare il peso del terrario, per cui, come per altri terrari, utilizzeremo al posto della ghiaia, una grata in plastica rialzata da supporti in plastica.



Nella foto che segue si nota l'intercapedine tra il fondo del terrario ed il supporto sul quale verrà posto il substrato.



Come detto prima, andremo a sistemare sulla grata un tessuto che permetta all'acqua di filtrare ed accumularsi sul fondo del terrario mantenendo cosi il substrato solamente umido.
Utilizzeremo uno strato doppio di un tessuto utilizzato come zanzariera, le dimensioni dovranno essere più ampie rispetto a quella della grata in modo da "sigillare" l'intero perimetro del fondo del terrario.



Con della colla a caldo, incolleremo il tessuto alla grata e gli spessori, posizionandola poi sul fondo del terrario.



Per evitare che questa intercapedine di drenaggio si riempa e l'acqua accumulata vada così ad inzuppare il substrato, prevederemo un sistema di recupero dell'acqua in eccesso.
In un angolo del terrario incolleremo un tubo in plastica il cui diametro ci permetterà di inserire una cannuccia collegata ad una siringa per aspirare l'acqua che si verrà ad accumulare nell'intercapedine.



Il paesaggio
Il paesaggio dovrà essere composto da postazioni inorganiche che conterranno i vasi delle varie piante e strutture (rocce, rami ecc.) che permetteranno ai rettili (nel nostro caso dei Lepidodactylus lugubris), di arrampicarsi e di nascondersi quando ne hanno necessita.
Ovviamente, essendo in questo caso un terrario bioattivo, useremo un substrato organico, per rendere il più naturale possibile l'habitat per i Lepidodactylus lugubris.
Per le strutture che conterranno i vasetti con le piante, procederemo in questo modo.
Come base, prendiamo un vasetto che abbia più o meno le dimensioni di quello che conterrà le piante.
Prendiamo un altro vasetto delle stesse dimensioni e una volta avvolto in carta stagnola, lo inseriamo all'interno del vasetto che funge da base.
Con la schiuma poliuretanica, rivestiremo il vasetto creando delle strutture con forma rocciosa.
Una volta che la schiuma si è solidificata, estraiamo il vasetto che avvolto in carta stagnola potrà essere estratto con facilità.
Forme e dimensioni saranno valutate a secondo della dimensione del terrario e dal numero di piante che saranno inserite al suo interno.
Sempre utilizzando la schiuma poliuretanica e altri contenitori in plastica realizzeremo delle grotte per i nascondigli dei Lepidodactylus lugubris.
Nell'immagine che segue, si può notare la realizzazione di piccole strutture, partendo dai semplici vasi utilizzati come base, passando poi per la ricopertura con schiuma poliuretanica, per finire con la colorazione delle stesse utilizzando. colori acrilici.



Per quanto riguarda le vaschette che conterranno acqua e cibo per i nostri rettili, potremmo utilizzare anche in questo caso dei piccoli contenitori ricoperti con schiuma poliuretanica.
Per una questione prettamente di igiene, è preferibile però acquistare a mio avviso delle ciotole per rettili già pronte.
Nei negozi specializzati nella vendita di rettili e accessori, se ne possono trovare di svariate fattezze anche a basso costo.
Nella foto seguente le ciotole per l'acqua e per il cibo che inseriremo nel nostro terrario bioattivo.



I Lepidodactylus lugubris sono gechi arboricoli, per cui è indispensabile, come accennato prima, inserire nel terrario piccoli tronchi e/o ramoscelli così da permettere loro di muoversi e saltare da un ramo all'altro ed avere così maggiori stimoli.
Online, possiamo trovarne di ogni forma e dimensione, ma quasi sempre a prezzi non proprio economici.
Per l'occasione utilizzeremo quindi legni raccolti in natura.
Ovviamente, la prima regola che dobbiamo porci, è quella di raccogliere “SOLO” rami già secchi e raccolti al suolo, non è assolutamente il caso infatti di rovinare una pianta per allestire il nostro terrario.
Un legno raccolto in natura ha bisogno oltre ad essere scorticato, di essere trattato in modo molto accurato, per eliminare ogni tipo di parassita o sostanza nociva.
Vi sono diversi modi per disinfettare accuratamente i legni raccolti.
Essendo materiale che verrà a contatto con gli animali presenti nel terrario, è bene non utilizzare però sostanze che possano poi risultare nocivi per la loro salute.
La sterilizzazione si può quindi ottenere semplicemente scorticando i rami e ponendoli in un forno a 150° per circa 15 minuti.



Nella foto seguente un piccolo tronco scorticato, levigato e sterilizzata in forno che andremo ad inserire nel terrario.



L'areazione
All'interno di un terrario che prevede oltre alle piante, anche la presenza di esseri viventi, bisogna prestare particolare attenzione alla “ventilazione”.
L'aria calda e umida (conseguenza delle lampade) tende a salire verso l’alto, mentre l’anidride carbonica (più pesante dell’aria) tende invece a ristagnare nella parte più bassa del terrario.
Un cattivo ricircolo dell'aria, potrebbe quindi portare ad una pericolosa presenza di anidride carbonica sul fondo del terrario, con gravi ripercussioni sull’apparato respiratorio degli animali.
Un terrario classico come accennato in precedenza, dispone sempre di una griglia di entrata, solitamente posizionate nella sua parte bassa, e di una griglia di uscita posizionate invece sulla parte alta del terrario.
In questo modo, l'aria esterna affluisce attraverso la griglia di entrata e spinge l'aria + l'anidride carbonica verso la griglia di uscita, permettendo così un corretto riciclo dell'aria.
Purtroppo, quando si converte un acquario in un terrario, come nel nostro caso, non possiamo disporre purtroppo di griglie, essendo l'acquario un perfetto parallelepipedo di vetro.
L'unica soluzione adottabile nel nostro caso, è quella di utilizzare due ventole (come vedremo più avanti quando parleremo del coperchio).
La prima ventola recupera l'aria dall'esterno e la spinge verso il basso del terrario, mentre la seconda ventola aspira l'aria spostata dalla prima ventola, portandola all'esterno, in questo modo potremo garantire una corretta ventilazione.
Di seguito lo schema per chiarire il concetto.



Il coperchio
Un terrario chiuso come nel nostro caso, deve necessariamente avere un coperchio che permetta all’umidità di accumularsi al suo interno, creando così un ecosistema tropicale sia per le piante che per gli animali.
Nel caso in cui l'acquario sia già provvisto di coperchio, il primo problema legato al chiusura del terrario è già praticamente risolto.
Se invece non abbiamo a disposizione il coperchio, dobbiamo armarci di fantasia per trovare una soluzione.
Possiamo utilizzare ad esempio tavole di compensato o plastica, contenitori in Plexiglass ecc.
Nel mio caso ho utilizzato un semplice sottovaso in plastica che aveva le identiche dimensioni (larghezza e lunghezza) dell'acquario.



Per garantire la corretta aerazione (di cui abbiamo appena parlato) praticheremo ai lati due fori per alloggiare le ventole, mentre al centro praticheremo un foro per alloggiare il portalampada e la lampada di illuminazione.
Per rendere il tutto un pò più professionale, coloreremo di nero con una vernice a spray acrilico il coperchio.
Le ventole andranno montate in modo che una spinga l'aria all'interno del terrario, mentre la seconda si comporti da estrattore per portare all'esterno l'aria calda e l'anidride carbonica che si sviluppano all'interno.
Consiglio vivamente di utilizzare delle griglie di protezione per le ventole per evitare spiacevoli incidenti in caso di manutenzione.
Ecco completato il coperchio.



Dovendo ospitare dei Lepidodactylus lugubris, rettili velocissimi e che si arrampicano ovunque, è consigliabile interporre tra il terrario ed il coperchio un ulteriore “coperchio retato” che non permetta ai simpatici ospiti di “evadere” del terrario.
La sua costruzione è molto semplice.
Utilizzeremo dei profili in plastica che ritagliati ed incollati con della colla a caldo dovranno formare un rettangolo avente le stesse misure del terrario (larghezza e lunghezza).
Sempre con della colla a caldo fisseremo una rete metallica a maglie fini sulla struttura realizzata.
Copriremo il telaio con del nastro autoadesivo in schiuma (utilizzato per sigillare le finestre), in modo che il coperchio vi possa appoggiare sopra senza lasciare feritoie che potrebbero rivelarsi via di fuga per l'umidità.



L'impianto elettrico
Nonostante il terrario bioattivo sia sostanzialmente un "contenitore" all'interno del quale tutto l'ecosistema è autogestito, avremo bisogno di alcune apparecchiature.
1 ciabatta elettrica
1 timer elettronico digitale per gestire l'accensione e lo spegnimento della lampada.
1 termostato con sonda per controllare temperatura e umidità.
1 Hub USB
2 ventole azionate dal termostato nel caso in cui la temperatura salga oltre i 28°
1 umidificatore azionato dal termostato nel caso in cui la percentuale di umidità scenda al di sotto di 75%
2 ugelli
Segue lo schema elettrico



Substrato
Le piante carnivore che saranno ospitate all'interno del terrario verranno inserite all'interno delle varie strutture create con la schiuma poliuretanica, direttamente con il loro vasetto.
Per i simpatici rettili, utilizzeremo un substrato che rispecchi il più possibile il loro ambiente naturale.
Per le altre piante invece che faranno da contorno, non ci preoccuperemo più di tanto, si adatteranno più che bene al substrato scelto per i rettili.
Come substrato utilizzeremo quindi uno strato di fibra di cocco aggiungendo sulla superficie dei piccoli tronchi, cortecce, rocce e piccoli rifugi per garantire un minimo di "privacy" ai simpatici rettili.

Assestamento e acclimatazione
Inserito il substrato, le piante e tutto ciò che farà parte dell'eco sistema, il nostro terrario è quasi pronto per ospitare i Lepidodactylus lugubris ed i simpatici ed utilissimi Collemboli.
Diciamo "quasi" poichè prima di inserire all'interno del terrario la "parte viva" è bene far trascorre una trentina di giorni durante i quali tutto l'eco sistema tenderà ad assestarsi ed ad acclimatarsi.

Segue un filmato ed immagini del terrario bioattivo